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Approfondimenti
Questo nuovo spazio di approfondimento è dedicato a chi, come me, considera la sostenibilità non soltanto un’attività professionale che richiede competenze e studio continuo, quanto un impegno integrale – anche come persona e come cittadina – nel promuovere la trasformazione dell’attuale sistema economico-produttivo in forme socialmente più eque e rispettose della capacità rigenerativa del pianeta.
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L’Unione Europea sta adottando strategie e normative nella direzione di una transizione verso un’economia verde e inclusiva, con l’obiettivo di dare un forte impulso alla definizione di regole internazionali in materia di sviluppo sostenibile. La strada da percorrere è lunga e sicuramente irta di ostacoli e manca ancora una visione di futuro condivisa, a partire dalle argomentazioni a sostegno della svolta green che non possono limitarsi alla pura convenienza economica, alla necessità di conseguire un forte vantaggio competitivo sul mercato globale o come fattore di resilienza (“…Dobbiamo fare in modo di non esportare la nostra impronta ecologica o creare povertà, disuguaglianze e instabilità in altre parti del mondo. In quanto europei siamo del tutto consapevoli che gli impatti negativi che si manifestano altrove avranno a loro volta un effetto boomerang per la nostra economia e la nostra società” – Commissione Europea “Verso un’Europa sostenibile entro il 2030”, 30.01.2019)
Stiamo parlando di una strada di non ritorno, dunque, non tanto per motivi di leadership o di supremazia economica, quanto per una questione di giustizia (ambientale e sociale) e anche di buonsenso! Da tempo, infatti, c’è un ampio consenso scientifico sul fatto che le attività antropiche abbiano un impatto enorme sugli ecosistemi e sulle stesse società umane, con conseguenze pesanti a livello di rischi climatici, perdita di biodiversità e aumento delle situazioni di vulnerabilità per milioni di persone. Dovremmo, dunque, cominciare finalmente a pensarci come genere umano inserito in una biosfera che pone limiti e vincoli, e a progettare un nuovo modello di sviluppo non più tarato esclusivamente sul Prodotto Interno Lordo, lo strumento che indica la quantità di ricchezza prodotta e non la qualità dei risultati delle scelte economiche e relativi impatti sul ben-essere delle persone.
C’è bisogno di definire e sperimentare nuove forme di approvvigionamento, lavorazione, distribuzione, rigenerazione delle risorse naturali e di ripensare le catene di valore globali. Servono strategie e politiche pubbliche integrate, condivise tra enti pubblici, soggetti privati e società civile, e nuove figure professionali dotate di competenze specifiche e con un approccio sistemico. Questo cambio di paradigma richiede un ampio dibattito pubblico, in cui affrontare dubbi e resistenze nei confronti del processo in atto della “transizione ecologica” che, se dovrà essere un vero percorso verso la decarbonizzazione, l’economia circolare, la riduzione delle disuguaglianze sociali, non potrà non incidere sulle logiche produttive e sulla revisione degli attuali stili di vita.
Il Pianeta vive uno stato di crisi totale che si manifesta in molteplici forme: dagli eventi estremi, all’assottigliarsi delle risorse naturali all’accumularsi dei rifiuti, con impatti devastanti a livello sociale e anche di costi. Puntare solo sull’efficienza economica – come ottenere il massimo di produzione col minimo di materia prima, ossia di spesa – non basta: dobbiamo promuovere soprattutto pratiche e comportamenti volti a riduzione e riuso.
Per superare i freni e le difficoltà oggettive ad abbandonare abitudini consolidate a favore di alternative più sostenibili, risulta fondamentale il ruolo di operatori del settore, enti di ricerca, associazioni no profit. Con la loro incessante attività di informazione ed educazione ambientale, contribuiscono ad accrescere il grado di consapevolezza comune e anche a dare sollecitazioni importanti a livello istituzionale: incoraggiano politiche industriali che prevedano finanziamenti e premialità a progetti di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica finalizzati al minor consumo di risorse e alla riduzione di rifiuti; richiamano ad un maggiore coordinamento delle attribuzioni e delle responsabilità tra autorità centrali e locali con tanto di soggetti deputati a verifica e controlli.
Con questa rubrica proveremo a mettere in evidenza i nodi critici e le scelte radicali che dovranno affrontare, in tempi rapidi, decisori politici, imprese e cittadinanza; una sfida di dimensioni globali per la salvaguardia del pianeta e dell’equità sociale. Indietro non si torna!
Lara Benazzi